Molte volte mi è venuta la tentazione di non disperdere
il ricordo di papà scrivendone la sua storia, quella di un
personaggio quanto meno singolare, che ha vissuto
vicende insolite.
La vita di papà è stata ricca di luci, ma anche di ombre, e
ho sempre temuto che, nello scrivere la sua storia, queste
ultime alterassero in qualche misura le prime, dal
momento che avrei voluto dedicarmi ad una versione
non agiografica bensì obiettiva.
Devo quindi premettere che i miei ricordi si limitano ai
fatti per come li ho conosciuti, astenendomi da giudizi.
A proposito di ricordi, devo anche dire che quelli diretti
risalgono (allontanandosi a ritroso... sempre più
offuscati) ai tempi della mia prima infanzia, quando,
all'età di tre o quattro anni, mi vedo giocare al treno con
le sedie di casa in un appartamento molto modesto a
Monza, nel quale alloggiava la famiglia, che allora era
composta da papà e mamma, dalla nonna Almerina
(madre di papà) e, con me, da Isa e Ina.
Siamo quindi negli anni 1933-34.
Per tutto il periodo precedente, le notizie che riporterò
provengono da varie fonti familiari (Wally –cugina di
nostro padre-, lo zio Ettore -fratello di nostra mamma- e
altri), ma molte sono quelle avute direttamente da papà.