Gli scritti sul tempo si sprecano. I cataloghi delle più varie case editrici ne
contengono centinaia: dai testi scritti dell'antichità misterica, guardati
con
un malcelato sorrisetto dai moderni -scienziati fisici-, ai grandi della fisica
classica – che fanno il paio non poche volte con quelli delle filosofie
misteriche cui accenniamo –, per passare ai postmoderni della new age e
agli scienziati contemporanei che pensano di avere acchiappato
il segreto
del padreterno e lo regalano a pochi centesimi a pagina, ovviamente
avendo prima ben cura di deridere il genio degli antichi, classificandolo
poco più (o poco meno di superstizione). Insomma, tra la prosopopea del
bosone di higgins (scoperta importantissima,
certo, ma nominata, nientemeno,
-Particella di Dio-!). E le massaie che conoscono
il tempo soltanto
– utilissimo anche questo, per carità – per la cottura della pietanza, o il
popolo dei gaudenti il cui interesse è solo per il tempo degli… appuntamenti
galanti, si inserisce questo modesto scritto dei due dilettanti e privati
studiosi calabresi che lo hanno firmato.
La prima parte, a firma di Claudio
Pirillo, tenta di illustrare sensi e significati del tempo, ricorrendo a tradizioni
antichissime, nelle quali è rinvenuta l'origine dei più seri ed avanzati studi
della fisica sul tempo; il tempo, forse, è qualcosa di più rispetto all'hic et
nunc… La seconda parte illustra, con la cifra dell'enneagramma, il secretum
contenuto in un castello calabrese: il castello Carafa di Cirò, l'antica Ypsicron
poi Krimisa, che diede i natali ad Aloysius Lilius (Luigi Lilio o Giglio)
l'artefice
del calcolo matematico per il quale oggi, quasi l'intero orbe,
fruisce dell'attuale calendario (l'opera fu completata dal fratello Antonio,
poiché
Aloysius morì prima di vedere approvata la sua riforma da Gregorio
XIII). La pavimentazione del Castello di Cirò è una vera mappa astronomica,
ed è anche un cammino cifrato. Salvatore Costa sta dedicando le sue
energie a tale enigma; gli autori offrono il risultato dei loro modesti studi
ai benevoli lettori che verranno (che vorranno…).