Nella notte di S.Giovanni Battista, la notte dei falò, tutto può
accadere e il contrario di tutto: il sole si sposa con la luna,
il fuoco con l'acqua e l'invisibile si apre al visibile.
Secondo la profezia, in quel lontano solstizio d'estate,
nella Calabria del XVI secolo, l'impossibile sarebbe diventato
possibile. Fenomeni naturali e astrali favorevoli avrebbero
determinato la fi ne dell'immobilismo e indicato ai calabresi
la strada per liberarsi dalla stretta mortale del viceregno aragonese
e la via maestra per la redenzione e il riscatto
da tutti i loro mali oscuri…
Un vento di burrasca ne annuncia la comparsa
Gelido incalza e a raffi ca, come di tormenta
«Madre, madre mia, perché fuggi sgomenta?
Aiutami all' approdo, prima che venga sera!»
L'ombra della barca… è un'immensa galera
I sette colpi di cannone, forse sono solo un saluto
o un messaggio, con cui i corsari di Uccialì, ottomano di Calabria,
comunicano al loro capo prigioniero a Castella, il ritorno
nel porto di Algeri. Nei fatti si dimostrano un evento straordinario,
perché si sentono forti e vicini anche a Badolato, proprio mentre
infuria una battaglia tra turchi e contadini del luogo.
I boati ne infl uenzano la conclusione: i corsari si arrendono, credendo
di essere attaccati anche dal mare. Per puro caso, i corsari di Uccilì
sono alleati inconsapevoli di un manipolo di contadini cristiani.
Il risultato fu una vittoria strepitosa. Dunque, quell'alleanza
funzionava. «Coi turchi si vinceva.»
«Dite a Campanella che è il nostro orgoglio e che lo sarà
per sempre! La Città del Sole un giorno ci raccoglierà tutti,
uno per uno, compresi i fratelli dimenticati e sparsi per il mondo…
ci accoglierà tutti, ma solo dopo aver visitato le nostre anime
e guardato nei nostri cuori. Ditegli che essa stessa ha annunciato
il gran ritorno, fi ssandolo per il giorno in cui tutti potremo
dimostrare un gesto d'amore per la nostra terra!»