Era trascorso circa un anno dalla morte improvvisa di mio padre, quando,
all'inizio del 1997, prendendo il coraggio a quattro mani, decisi di iniziare
a lavorare sulla Bibbia in versi. Quel manoscritto che mio padre mi
aveva consegnato, così usurato dal tempo ed incompleto, poteva essere
un ottimo spunto, ma niente di più. Il resto lo dovevo fare io. La mia idea
originaria era ed è che tale mia opera debba essere percepita come una
composizione di carattere poetico e non teologico. La Bibbia deve essere
per tutti, credenti e non, cattolici e di altre confessioni, un libro di storia, di
avventure e d'amore (e anche di confronto e discussione tra le diverse fedi
religiose, ma quest'ultimo aspetto già esula dai miei propositi) ed è di per
sé talmente bello e affascinante, nella sua complessità, da rimanere perciò
un punto di riferimento insostituibile.