L'impegno quotidiano nei cantieri della costruenda Linea 1 della
metropolitana di Napoli mi porta inevitabilmente a cogliere aspetti
e situazioni con occhio diverso, riletture della realtà che io cerco
di rappresentare attraverso il linguaggio estetico.
Fin da quando lavoro in questo settore, quasi trent'anni,
ho guardato con profonda attenzione i volti degli operai, i -segni-
che su di essi si leggono sono netti, tangibili, inconfondibili.
Questi volti sono per me detentori di verità e diventano pretesto
per intraprendere un percorso speculativo sull'immagine e sui
caratteri antropologici dell'uomo.
Negli anni '70 Pier Paolo Pasolini scriveva: Ciò che resta originario
nell'operaio è ciò che non è verbale: per esempio la sua fisicità,
la sua voce, il suo corpo. Il corpo: ecco una terra non ancora
colonizzata dal potere. (-da Saggi sulla politica e sulla società-)
Penso che oggi anche la fisicità del corpo sia colonizzata dal potere
e dal dominio del mondo globale, conquistato dalle prospettive
seducenti di un'estetica dell'immortalità.
Al cybercorpo si ribella solamente il corpo dell'operaio, esso solo
riesce a salvaguardare nella sua naturale struttura i segni antichi
dell'uomo contemporaneo.